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Canto della mia nudità
Guardami: sono nuda. Dall’inquieto languore della mia capigliatura
alla tensione snella del mio piede,io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color avorio. Guarda: pallida è la carne mia.
Si direbbe che il sangue non vi scorra. Rosso non ne traspare.
Solo un languido palpito azzurrino sfuma in mezzo al petto.
Vedi come incavato ho il ventre. Incerta è la curva dei fianchi, ma i ginocchi
e le caviglie e tutte le giunture,ho scarne e salde come un puro sangue.
Oggi, m’inarco nuda, nel nitore del bagno bianco e m’inarcherò nuda
domani sopra un letto, se qualcuno mi prenderà.
E un giorno nuda, sola, stesa supina sotto
troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato.
Antonia Pozzi