Quel desiderio di restare in vetta

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Antonio Artaud disse: “Nessuno ha mai scritto, dipinto scolpito, fatto musica o quant’altro, se non per uscire di fatto dall’inferno”. Aggiungerei altre cose per uscire di fatto dall’ inferno ma ne basta una : salire montagne. Si va sulla vetta di un monte non per pompare i muscoli bensì per alzarci dal pantano, sollevarci un poco, uscire fuori con la testa come talpe a primavera.E da lì respirare, annusare l’aria, guardare in alto più vicini a quell’alto. E poi proprio come le talpe, tornare nelle tenebre. Si vuol restare sui monti perchè la società ci ha stancati, delusi e avviliti. Lassù ci sono meno ruffiani. Lassù si trova un pò di serenità, di pace, si stacca la spina, ci si isola, si scappa finalmente dal giornaliero recitar la parte. La montagna non è invidiosa né gelosa, non fa domande, non cerca potere né vendetta. È come una mamma sulla quale giocano, si nascondono, cercano calore figli adulti. Ogni tanto la vecchia madre sbadiglia, si stiracchia, tossisce, qualche bambino rotola giù. Qualche altro soffoca sotto la sua mole come un pulcino sotto la chioccia. Ma di questo la montagna non ha nessuna colpa. La montagna accoglie, come un grembo. Ecco perché molti alpinisti vorrebbero sepoltura sui monti. Per restare tra le braccia di qualcuno che ci ha fatto posto senza chiedere niente in cambio. E anche per stare in mezzo al bello. ».

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