Punta Tre Vescovi

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Punta Tre Vescovi

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Dopo il Pizzo dei Tre Signori di qualche settimana fa, oggi la Punta Tre Vescovi, così chiamata perché su questa cima convergono i confini delle diocesi di Biella, Aosta e Vercelli. Tanto per non smentire il detto popolare ” A casa del falegname il tavolo zoppica ” possiamo affermare che sulla Punta Tre Vescovi, nonostante il toponimo, non vi è nessuna croce. Come si vede dalla foto l’unico riferimento che attesta che siamo sulla Punta Tre Vescovi e’ la scritta sbiadita

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sulla grezza lastra di pietra ai piedi di Alice, la giovane guida di Prowalking che oggi ci ha accompagnato su questa panoramicissima cima.

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Rifugio Tagliaferri

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Rifugio Tagliaferri

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Il Rifugio Tagliaferri è posto in Val di Scalve nei pressi del Passo del Venano ed è raggiungibile  da Ronco di Schilpario attraverso un vecchia strada militare.  Come tutte queste strade, anche il sentiero  413 che sale al  Tagliaferri ha il pregio di non essere troppo ripido ma il difetto di essere troppo lungo, basti pensare che per superare un dislivello di 1300 metri bisogna camminare per undici interminabili chilometri. Fortunatamente oggi ho trovato un percorso alternativo nella parte finale del percorso che mi ha fatto risparmiare un po’ di tempo, proprio quando preso da sconforto per il prolungarsi dell’escursione , mi stavo chiedendo se il Rifugio Taglaiferri fosse come il Mega Direttore Galattico di Fantozzi: Tutti hanno sentito parlare di lui ma nessuno l’ha mai visto realmente. Comunque tranquilli, Il Rifugio Tagliaferri esiste, io l’ho visto anche se ho dovuto fare un lungo cammino per raggiungerlo.

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Pizzo dei Tre Signori (Accesso : Pescegallo)

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Pizzo dei Tre Signori

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Partenza: Pescegallo ( Val Gerola) , Arrivo: Vetta del Pizzo dei Tre Signori. 1600 m di dislivello inrcrementale, 17 km lo sviluppo dell’ intero percorso, almeno questi i dati forniti dal mio ricevitore GPS al termine dell’escursione odierna. Tuttavia nonostante i numeri siano quelli di una faticosa escursione, con probabili visioni mistiche nei punti di maggior sforzo fisico, nella realtà è stata poco più di una passeggiata, grazie anche al mutevole paesaggio che ha distratto la mente dalle fatiche a cui eravamo sottoposti. Molto probabilmente questa è la via di accesso meno monotona, forse la più gratificante per raggiungere la cima di quello, che per noi del luogo, è il “Pizzo” per antonomasia.

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P.S. Nella sezione Panoromiche ho inserito una bellissima foto di Roberto. Fatela scorrere automaticamente facendo click sulle frecce. Vi sembrerà di essere in cima al Pizzo mentre scrutate l’orizzonte a 360°.

Sentiero delle Grigne

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Sentiero delle Grigne

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Oggi avrebbe dovuto disputarsi l’undicesima edizione del Trofeo Scaccabarozzi, ma a causa del maltempo la competizione  è stata annullata prima della partenza. Comunque, dato che ho appreso la notizia alla Bogani, dove ero salito alle prime luci dell’alba, ho proseguito la salita verso la cima del Grignone per rimuovere le bandierine e i nastri sistemati lungo il percorso. Nonostante avessi l’ ombrello mi sono bagnato così tanto che i pantaloni appesantiti dalla pioggia mi scivolavono lungo i fianchi. Era destino, dopo la mancata escursione col CAI di Burago sul Cevedale, prevista per questo fine settimana e annullata per lo stesso motivo, che oggi dovessi comunque  bagnarmi. Se penso poi che per salire sul Cevedale mi ero risparmiato cautelativamente, disertando la gita di giovedì dei i Ragazzi di via Bazzini, dovrei sottoscrivere la correttezza del detto  “Ogni lasciata è persa”, anche se devo ammettere, che questa espressione, genericamente parlando, sottintende un’altra azione, ma questa è un’altra storia.

Rifugio FALC

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Rifugio Falk

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Il Rifugio FALC ha molti punti di accesso, ma da qualsiasi di questi intendeste partire impieghereste piu’ o meno lo stesso tempo per arrivare. Scartati gli interminabili percorsi attraverso la Val Varrone e la Val Biandino la scelta, gioco forza, è caduta sul percorso che partendo da Ornica sale attraverso la Valle dell’ Inferno fino alla Bocchetta omonima per

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poi scendere al Rifugio FALC posto a quota più bassa. Un percorso caratterizzato da un forte dislivello, mai fatto prima d’ora, che mi ha sorpreso positivamente per la bellezza della valle entro la quale si snoda il sentiero. La Valle dell’ Inferno verdissima e rilassante, un ‘immagine solare del luogo che contrasta con quella lugubre evocata dal proprio nome. Compagne di escursione di questa settimana la sempre Evergreen Annemi e la sempre competitiva Graziella, l’inseparabile trio storico di tante escursioni domenicali di qualche tempo fa. E se qualcuno volesse mandarmi all’ Inferno non esiti a farlo, in fondo è proprio in quella Valle dove vorrebbe mandarmi che già da tempo io vorrei

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essere.

F.A.L.C acronimo di Alpes Letitiam Cordibus, cioè Le Alpi portino letizia ai cuori. Un nome ben augurante per chi pratica la montagna.

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Pizzo Alto

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Pizzo Alto

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E’ l’alba, fuori è ancora buio. Mentre controllo per l’ultima volta lo zaino prima di uscire penso allo sfortunato epilogo delle mie due ultime escursioni. Penso alla pioggia che in Val Merdarola  ha minato la mia determinazione nel voler completare il percorso ad anello dei Bagni di Masino. Penso alla scorciatoia imboccata anzitempo prima di incontrare la palina segnavia che mi avrebbe guidato nella giusta direzione per raggiungere la fortezza dello Chaberton. Penso cosa potrebbe succedere oggi di nuovo per non contraddire il detto “non c’e due senza il tre”. Il completamento dell’escursione di oggi è un obiettivo ambizioso, il suo raggiungimento riscatterebbe le frustrazioni patite nelle due escursioni precedenti. Il Pizzo Alto, sconosciuto alla maggior parte delle persone, è una montagna di tutto rispetto che con il più famoso Legnone, posto alla sua sinistra, e il Monte Rotondo posto alla sua destra, costituisce la dorsale che separa la Valsassina dalla Valtellina. Raggiungere l’elegante croce posta sulla sua sommità vuol dire aver superato un dislivello di circa 1600 m, vuol dire aver risalito con l’aiuto di alcune catene fisse un ripido canalone roccioso  di 120 m di lunghezza, vuol dire di aver percorso un interminabile e tortuoso filo di cresta prima di essere ammessi al cospetto della sua elegante vetta. Queste che in prima analisi sembrano gli elementi negativi del percorso sono in realtà i suoi punti di forza che sommati alla bellezza dei luoghi osservati strada facendo, mi fanno ritenere che questa escursione sia una delle migliori fatte quest’ anno, e per convincere anche voi della veridicità di ciò che sto affermando, preferirei che in vece mia parlassero le mie immagini.

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Monte Chaberton (F)

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Col de la Lauze

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21 giugno 1940 – Mentre si scatenava l’offensiva italiana sul Monginevro, una breve schiarita nella nebbia consentì all’ artiglieria francese di ridurre all’impotenza quello che era stato il vanto del Genio militare italiano, la fortezza di Chaberton. La difesa degli artiglieri italiani fu esemplare e coraggiosa, ma non essendo stata in grado localizzare la provenienza delle granate avversarie, a sera, sei degli otto cannoni erano completamente fuori uso, fu la fine della fortezza, una vera beffa.

4 settembre 2011 – Viste le condizioni meteorologiche odierne, verosimilmente uguali a quelle del 21 giugno 1940, abbiamo ritenuto più interessante raggiungere il Col de la Lauze, piuttosto che salire in cima al Monte Chaberton. Mi rendo conto, che detta così, la cosa possa sembrare un maldestro tentativo per non confessare di aver sbagliato strada, ma credetemi, nonostante il mio

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naso si stia allungando, non è così. Comunque impressionati dall’ eccezionale bellezza del paesaggio circostante ci siamo ripromessi di tornare l’anno prossimo, più che mai determinati a raggiungere la vetta del Monte Chaberton.

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Val Merdarola “Anello dei Bagni di Masino”

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Val Merdarola

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Ore 6.00 -Via Bazzini, Carnate.  E’ ancora buio. Con la proverbiale precisione dei treni svizzeri si parte alla volta dei Bagni di Valmasino, dove avrà inizio la nostra escursione che prevede di salire al Rifugio Omio attraverso la poco frequentata, forse a causa del nome, Val Merdarola,  per poi far ritorno per la classica via d’accesso al rifugio. Ore 8,30 – Bagni di Valmasino. Anche se il cielo non promette niente di buono infiliamo gli scarponi, ma proprio pochi istanti prima di incamminarci inizia a piovere. Senza scomporci piu’ di tanto risaliamo in macchina. Qualcuno propone di aspettare fino alla nove prima di prendere una decisione, ma intanto la pioggia aumenta. Il malumore inizia a serpeggiare, poco prima delle nove il cielo sembra aprirsi. Ognuno di noi cerca di intuire la decisione che prenderà l’altro. Siamo in sei c’e la possibilità che la votazione vada “patta, per scongiurare tale ipotesi si conviene di dare al voto di Graziella, unica donna oggi del gruppo, un peso doppio.  Si vota. Con l’espressione sconsolata di qualcuno e quello di soddisfazione di altri, si parte. La giornata non è iniziata sotto i migliori auspici ma nessuno vuole ammetterlo. Durante la salita inizia di nuovo a piovere, il sentiero a volte diviene scivoloso ma si continua a salire. Comincio a pensare che una escursione in Val Merdarola , per essere all’altezza del nome della valle che si sta risalendo, non poteva che aver luogo in un giorno di M. , su un sentiero di M. , con un probabile epilogo di M., e mi sembra strano che nonostante il disappunto di ognuno di noi di dover camminare in tali condizioni, nessuno non abbia ancora manadato qualcun altro a C. . Fortunatamente, quando la pioggia diventa più incessante, troviamo riparo in una baita a quota 1420 m, indicata sulla carta IGM col toponimo di Casera Merdarola, tanto per rimanere per non smentirsi, ma ora al riparo dalla pioggia  il disappunto cede il posto al consueto buon umore dei “Ragazzi di Via Bazzini”, facendo dimenticare che fuori la pioggia continua a cadere.  “Merde”  come direbbero i francesi in simile situazione.

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Monte Rotondo

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Monte Rotondo

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Fino a poco tempo fa ignoravo l’esistenza del Monte Rotondo, poi qualche settimana fa, alla Bocchetta di Larec, Camillo, uno dei ragazzi di via Bazzini, mi informò che la montagna che stavo indicando sul lato opposto della valle, che erroneamente io ritenevo essere il Pizzo Alto, in realtà era il Monte Rotondo e mi illustrò le possibili vie per salirvi in vetta. Meta dell’escursione odierna, come avrete già intuito, è il Monte Rotondo, che con il Legnone e il Pizzo Alto, tanto per citare le cime più elevate, sono le montagne che costituiscono la barriera che separa La Valsassina e la Valtellina. Durante la prima guerra mondiale Cadorna, diffidando della neutralità della Svizzera,  fortificò questo sbarramento di montagne, ritenendo che l’esercito austro-ungarico, attraverso la Valle di Poschiavo, potesse dilagare in Valtellina e da lì scendere senza più incontrare resistenza verso Milano. Fortunatamente le cose non andarono cosi’, e oggi, nonostante l’incuria in cui versano queste realizzazioni,si può ancora camminare su questi sentieri pensati per scopi diversi da quelli per cui oggi vengono utilizzati. Mio compagno dell’ escursione odierna in Val Fraina, Fausto, mio inseparabile compagno di merende del passato, che per l’occasione ha utilizzato il  permesso concessogli da chi lui ama definire come  “il mio capo”  ma che in realtà è molto di più del suo responsabile diretto, perche’ è la sua compagna. E chi è uomo di mondo conosce la sostanziale differenza tra i due ruoli.
Fino a poco tempo fa ignoravo l’esistenza del Monte Rotondo, poi qualche settimana fa, alla Bocchetta di Larec, Camillo, uno dei ragazzi di via Bazzini, mi informò che la montagna che stavo indicando sul lato opposto della valle, che erroneamente io ritenevo essere il Pizzo Alto, in realtà era il Monte Rotondo e mi illustrò le possibili vie per salire in vetta. Dopo queste premesse avrete già intuito la meta della mia escursione odierna. Ma procediamo con ordine. Il Monte Rotondo, il celeberrimo Legnone e il Pizzo Alto, tanto per enunciare le cime più elevate di quel gruppo di montagne disposte in modo da formare una linea di confine tra la Valsassina e la Valtellina. Durante la prima guerra mondiale Cadorna, diffidando della dichiarata neutralità della Svizzera, fortificò le creste e i pendii di queste montagne, ritenendo che l’esercito austro-ungarico, attraverso la Valle di Poschiavo, potesse entrare in Valtellina e da lì propagarsi per tutta la Pianura Padana. Fortunatamente le cose non andarono così, e oggi, nonostante l’incuria in cui versano questi manufatti, possiamo percorrere quei sentieri con motivazioni ben diverse da quelli che hanno animato la loro costruzione. Mio compagno di escursione sui pendii della Val Fraina, Fausto, compagno di merende da tempo memore, oggi in permesso di libera uscita rilasciato da colei che lui ama definire “il mio capo”, ma che pur avendo un potere di influenzare le sue decisioni pari a quello di un capo, suo capo non è.  Avrete senz’altro capito che sto alludendo a Sabrina, la sua compagna.

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Pizzo dei Tre Signori (Via del Caminetto)

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Pizzo dei Tre Signori

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Sono sicuro che appena avrò messo in rete questo Post, qualcuno dira : ” Se me lo dicevi prima

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….” eppure vi giuro che venerdì mi sono sentito molto Carlo Verdone nella parte di Enzo, lo sfigato di turno, che rimasto solo in citta’ in un’assolata giornata di agosto comincia a telefonare a destra e manca per rimediare un giorno ormai votato alla noia. Ebbene, per farla breve, venerdi sera, non avendo ancora trovato nessuno che venisse con me in montagna, ho deciso di seguire un antico detto lombardo che tradotto recita così: ” Piuttosto che niente, Piuttosto”, e così domenica sono partito da solo per salire per la “Via del Caminetto” in cima al Pizzo dei Tre Signori. Detto, Fatto. A chi fosse venuta voglia di seguire le mie orme per salire in cima al Pizzo, una buona notizia: Sono state ripristinate le catene che qualche ignoto aveva con atto vandalico rimosso. Ora la “Via del Caminetto ” oltre a essere sempre emozionante e divertente, è anche

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più sicura. Ciononostante, mi sento di consigliare di non scendere per la stessa via, ma di far ritorno utilizzando il sentiero che scende dall’ altro versante del Pizzo e porta al Rifugio Santa Rita, ricordandosi però, una volta giunti alla Bocchetta di Piazzocco di prendere a sinistra per il “Sentiero del Cardinale”, sentiero questo che attraversando tutta la testata della Val Biandino, riporta al Rifugio Grassi, punto di partenza dell’ escursione, ma di questo parlerò più diffusamente nella consueta descrizione dell’escursione.

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