Rifugio Buzzoni
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All’imbocco della Val Bernina, importante convalle dell’alta Engadina, si snoda il tracciato di una delle prime funicolari alpine svizzere, quella di Muottas Muragl. Costruita nel 1907, la funicolare supera un dislivello di 715 metri in dieci minuti di ripida salita e termina la sua corsa su uno dei punti panoramici più belli delle Alpi. Dalla terrazza del Romantik Muottas Muragl Hotel attiguo alla stazione di arrivo si domina tutto il distretto dei laghi dell’Engadina. L’hotel costruito anch’esso nel 1907 ha subito nel 2000 una importante ristrutturazione che lo ha portato a diventare una delle strutture eco sostenibili più famose dell’intera Europa, pensate che la nuova struttura produce il 105% dell’energia consumata. Approfittando del fatto che la pista di slittino che parte da Muottas Muragl e scende fino a valle era ancora in fase di allestimento siamo potuti risalire a piedi lungo essa, normalmente però questo non è permesso, guadagnandoci così un posto al sole sulla magnifica terrazza del Romantik Muottas Muragl Hotel dove l’aria, pur fredda, profuma discretamente di soldi.
<a title="Bivacco Comolli"
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Superata la fatidica soglia dei 50.000 metri di dislivello, oggi breve escursione con Fausto ai Comolli. Bellisima giornata con uno splendido cielo azzurro che senza ombra di dubbio la professoressa Parenti avrebbe definito “giottesco”. Peccato per il vento freddo che non mi ha permesso di rimanere seduto a lungo sulla panca a ridosso dell baita, era cosi piacevole starsene lì seduti a occhi chiusi con la mente che vagava nel nulla.
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Il mio “Annus Horribilis” sta per volgere al termine, un ‘anno iniziato sotto i piu’ grigi auspici che mi hanno costretto mio malgrado a cercare nuove rotte per non trovarmi a navigare là dove non spira un’alito di vento, là dove regna la bonaccia . Ho dovuto virare più volte in cerca di nuove brezze in grado di gonfiare di nuovo le vele per continuare a navigare nel mare della vita. Non sempre tutto è filato liscio, anzi a un certo punto ho temuto il peggio ma con l’aiuto di qualche santo in paradiso, e molta forza di volontà ho iniziato di nuovo a scrutare il mare in cerca di un segno che mi indicasse dove spirasse il vento. Al momento non so se mai troverò la rotta in grado di condurmi nelle acque tranquille di una baia in cui gettare l’ancora. Le
carte dicono che questo baia non è vicina e le nubi all’orizzonte non fanno presagire niente di buono, ma non ho altra alternativa se non quella di continuare a strambare per sfruttare ogni alito di vento che incontro, perché’ come dice Rossella O’ Hara “domani è un’altro giorno”. A scanso di equivoci vorrei rassicurare il Ministro delle Finanze che non sono possessore di una imbarcazione e non passo le mie giornate a governare le vele, quanto scritto è solo una metafora di come ho vissuto gli ultimi dodici mesi e visto che ormai le festività Natalizie sono alle porte colgo l’occasione per porgervi i miei più Cordiali Auguri nello spirito di questa citazione di Simone Moro.
Ogni uomo ha il suo Everest da raggiungere, ma non basta sognarlo per raggiungerlo Per questo vi auguro di trovare la forza e la motivazione per mettervi in cammino (Simone Moro)Fare click sulla foto x ingrandire
Il Rifugio Dordona di recente costruzione, si trova poco sotto il Passo Dordona, sul versante valtellinese. Il rifugio è posto fra le baite dell’alpe omonima, ed è raggiungibile dalla strada agro-pastorale che mette in comunicazione il paese di Fusine, in Valtellina, con quello di Foppolo, in Alta Val Brembana, attraverso il Passo Dordona. Si tratta, in ordine di tempo, della seconda strada transorobica, dopo quella più celebre e carrozzabile che scavalca il passo di San Marco, nella valle del Bitto. Il percorso pensato per oggi prevedeva di salire da Foppolo al Passo Dordona, scendere all’omonimo rifugio per poi risalire la Valle dei Lupi e giungere al Passo di Porcile e tornare di nuovo a Foppolo. Purtroppo una volta raggiunto il Rifugio Dordona non sono riuscito a seguire la traccia, se non per un breve tratto lungo la Valle dei Lupi a causa di un leggero strato di neve che occultava il sentiero. Nonostante ciò mi ritengo comunque soddisfatto per aver raggiunto oggi l’obiettivo dei 50.000 metri di dislivello che mi ero proposto di superare entro l’anno.
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Salire il ripido tratto che dalla “Baita dei Comolli” che si spinge diritto fino a incrociare la linea di cresta che unisce il Pizzo della Piave con la cima della Grigna Settentrionale in questo periodo dell’anno senza l’utilizzo dei ramponi è un’ evento eccezzionale. L’ anomala mancanza di neve di quest’anno sulle pendici di questo versante della Grigna ha fatto si che oggi potessi salire al
Rifugio Brioschi lungo la via invernale e potessi ridiscendere per la via estiva naturalmente in maglietta a maniche corte. Ma l’inverno è ancora lungo …………….. . Comunque grazie ai 1600 m di dislivello di oggi il mio obbiettivo personale è ormai a portata di mano , ma di questo ne riparleremo la prossima settimana.
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Chi percorrendo la SS 37 del Maloja, che da Chiavenna conduce a St. Moritz, non si è mai soffermato ad ammirare le Cascate dell’Acquafraggia? Impossibie passare dall’abitato di Borgoovo di Piuro senza rallentare per ammirare la doppia cascata formata dalle acque del torrente Acquafraggia che si infrangono sulle rocce. Il torrente AcquaFraggia nasce dal Pizzo Lago a quota 3050 metri, spartiacque tra il Mare del Nord ed il Mediterraneo, e dopo aver dato vita ad un lago a quota 2040 nell’ampia conca sospesa, formata da un antico circo glaciale, con vari balzi superando un dislivello negativo di 1800 m confluisce nel fiume Mera. Il suo nome trae origine dal termine latino “Acqua Fracta”, appunto per indicare l’acqua “spezzata” dalle cascate. Anche Leonardo da Vinci “trovandosi a passare per Valle di Ciavenna” ne ammirò la bellezza selvaggia e le menzionò nel suo “Codice Atlantico”: “Su per detto fiume ( la Mera ) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere…”. Meta del escursione dei” Ragazzi di Via Bazzini” di questo giovedì è la salita al Lago dell’Acquafraggia con partenza da Villa di Chiavenna, 1460 m di dislivello, lungo un sentiero che per la varietà dell’ambiente non è mai monotono. Lungo la via, il paese di di Savogno, raggiungibile solo a piedi, con le sue caratteristiche case in pietra che testimoniano un passato di vita in montagna.
P.S. A seguito della segnalazione della lentezza con cui le foto venivano visualizzate ho provveduto a modificare il codice. Nella sezione FotoGallery relativa alle ultime escursione, ora le immagini dovrebbero essere caricate corettamente. Se ciò non fosse mandatemi comunicazione clikkando sul Link “Comment”. Grazie
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Vi ricordate la famosissima sequenza le film di Indiana Jones il cui il protagonista deve attraversare una strettisma gola fiancheggiata da ripide pareti rocciose per accedere all’antica città di Petra, ebbene anche per raggiungere il Rifugio Benigni bisogna fare qualcosa di simile: Arrampicarsi lungo stretta spaccatura verticale in cui l’acqua ha formato una cascata. Se è divertente salire questa spaccatura in estate spruzzati dalle acque della cascata, adrenalinico è guadagnarsi l’ accesso d’inverno tra le colate di ghiaccio che ricoprono i sassi , terrorizzante la discesa, in equilibrio sempre precario per il ghiaccio sotto le suola. Qualcuno, ieri salendo al Rifugio Benigni, si sarà senz’altro sentito un po’ Indiana Jones per aver raggiunto il rifugio in modo cosi audace, ma si sarà anche identificata in Bridget Jones (quella dei diari) per essersi dimenticata di togliere le protezioni di plastica ai puntuali dei propri bastoncini, bastoncini a cui aveva affidato, per così dire la propria sicurezza, durante la discesa lungo la cascata ghiacciata. Temeraria come Indiana o disarmante come Bridget il suo nome rimane sempre, per me, Boris, Boris Jones per l’ esattezza.
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Fino a questa mattina ignorava l’esistenza del Rifugio Bresciadega. Fino a oggi pomeriggio non sapevo che lì abitasse un singolare personaggio. Siamo in Val Codera a qualche decina di minuti di cammino dal Rifugio Brasca che tutti gli escursionisti conoscono, almeno di fama, per essere il punto di partenza del famoso “Sentiero Roma”. In questo periodo dell’anno il sole non riesce più a illuminare questo tratto finale di valle, un leggero stato di brina ricopre di bianco prati e abeti e dal comignolo del rifugio esce del fumo, sembra l’illustrazione di un libro di fiabe. Timidamente, quasi in punta di piedi per non rompere la magica atmosfera del luogo entriamo al Bresciadega e facciamo la conoscenza di Tarcisio, il gestore. Una persona molto carismatica, dai modi cordiali, che si esprime con toni pacati e gentili, molto ospitale, dotato di un non comune senso dell’ironia. Se passate da qui andate a trovarlo, ditegli che qualcuno vi ha parlato così bene delle sue grappe che vorreste assaggiarle, sappiate però che se vi lascerete coinvolgere dai discorsi di Tarcisio il tempo inizierà a scorrere così piacevolmente che avrete sicuramente bisogno di una torcia elettrica per tornare alla vostra auto. Ovviamente quel qualcuno sono io, e quelli che oggi fortunatamente avevamo una torcia elettrica con se eravamo noi, altrimenti come dice Zucchero parlando della marchesa che ballava sugli specchi l’avremmo vista nera.